lunedì 6 giugno 2016

IL SANTO E IL LUPO

IL SANTO E IL LUPO 
Un'ipotesi di interpretazione dell'affresco della Madonna dei Broi di Farra di Soligo. 
 di Cinzia Tardivel 

I restauri della chiesetta della Madonna dei Broi a Farra di Soligo (TV), hanno riportato alla luce degli affreschi straordinari, databili tra il tredicesimo e il quattordicesimo secolo. Sicuramente quello che maggiormente ha attirato l'attenzione, per la sua particolarità, è l'immagine di un santo che tiene in mano una corda (un guinzaglio?) e accanto a lui un lupo che sembra essere stato appena ammansito.



La presenza del lupo ha fatto subito pensare al racconto agiografico più celebre, che vede coinvolto questo tipo di animale: ovvero l'episodio che vede protagonista S. Francesco d'Assisi, il quale incontra e ammansisce il lupo di Gubbio. La leggenda però non fa riferimento all'uso di corde o guinzagli, bensì al fatto che l'animale avrebbe posto la sua zampa sulla mano del santo, così come viene rappresentato nell'affresco della chiesa di S.Francesco a Pienza (opera dei senesi Cristoforo di Bindoccio e Meo di Pero, della seconda metà del Trecento).
Inoltre quello che suscita più dubbi, sull'interpretazione francescana dell'affresco di Farra, è l'abbigliamento del presunto poverello di Assisi, la cui iconografia solitamente ha caratteri comuni in tutte le sue rappresentazioni, in primis il saio. Mentre, in Santa Maria dei Broi, il santo indossa una tunica rosata, una sopratunica azzurra e un copricapo a cupola anch'esso azzurro (anche se è possibile che i colori oggi visibili siano alterati). Un'altra caratteristica di San Francesco sono le stimmate sulle mani: osservando da vicino le mani del santo si notano effettivamente delle macchie rossastre, ma è difficilmente interpretabili come dei fori.

Un altro particolare importante è l'aspetto stesso della figura rappresentata, che sembra essere quella di un uomo con il viso rugoso (lo si nota anche se vi 'è una lacuna pittorica su gran parte del volto) e i capelli grigio/bianchi, mentre San Francesco dovrebbe essere un uomo ben più giovane.





A mio avviso si può avanzare un'altra ipotesi sull'identità del personaggio e dell'episodio rappresentato nell'affresco della Madonna dei Broi, ovvero che si tratti in realtà di S.Amico di Rambona. Nato a Monte Milone (Pollenza, in provincia di Macerata) prima dell'anno mille, e figlio del signore del castello, Amico viene chiamato così in onore di un condottiero di Carlo Magno, venerato come martire a Mortara. Amico entrerà poi nell'ordine benedettino presso il convento di Rambona, fondato alla fine del secolo IX, dall'Imperatrice Ageltrude di Benevento, sulle rovine di un tempio pagano dedicato alla Dea Bona. Divenuto abate del convento, Amico è ricordato per la sua dedizione profonda al lavoro (infatti viene a volte rappresentato con attrezzi agricoli), alla preghiera e alla carità e gli vengono attribuite anche doti di intercessione per i malati di ernia. La sua figura viene confusa e spesso sovrapposta a quella del suo omonimo, S.Amico di Avellana. Notizie su Sant'Amico ci sono pervenute tramite "Liber Gratissimus" di S. Pier Damiano, del 1052. La tradizione parla del miracolo attribuito all'abate marchigiano, ovvero l'aver ammansito un lupo che gli aveva sbranato l'asinello, con cui stava trasportando della legna, e di aver convinto poi l'animale feroce a trasportare lui stesso il legname fino al convento. Un racconto, quindi, molto simile, ma precedente, a quello del santo di Assisi. Ci sono delle rappresentazioni pittoriche che vedono Amico proprio assieme al lupo, tenuto al guinzaglio. Vediamone alcune.
Chiesa di S.Silvestro a Tivoli (figura centrale), affresco del 1380 circa:

Da notare che il santo indossa un copricapo. Inoltre, qui come nelle altre raffigurazioni, Amico indossa abiti cistercensi, perché Rambona diverrà appunto cistercense,anche se solo dopo la morte del santo.













Santuario dell'Icona Passatora ad Amatrice, affresco datato 1494:
 (Il santuario di Amatrice contiene, oltretutto, un Cristo della Domenica, di cui l'esemplare più significativo è a San Pietro di Feletto, a pochi chilometri da Farra di Soligo).














Particolare di un affresco, con il lupo che porta la legna, presso la chiesa di S.Maria Infraportas, a Foligno













Pieve di Sietina (nel casentino), affresco datato 1495: 

 Santuario della Madonna delle Grazie di Rasiglia (vicino Foligno): 












Affresco del XVI secolo che decora la cripta medievale, nonché luogo di sepoltura del santo (quel che resta di originale oggi, insieme a parte del presbiterio della chiesa, dell'abbazia di Rambona): 
















Confrontando tutte questi affreschi con quelli di Farra di Soligo, direi che le coincidenze sono molte: il lupo e il guinzaglio, e l'abbigliamento della figura del santo, che nell'affresco della Madonna dei Broi, è più simile a quello dell'abate marchigiano (ipotizzando, come detto all'inizio, che ci sia stata anche una alterazione dei colori originali). Se questa ipotesi fosse vera, sarebbe da chiedersi come sia giunto fino al trevigiano, il culto di un santo conosciuto soprattutto nel centro Italia (considerato oltretutto santo per devozione popolare, ma ufficialmente canonizzato da Urbano VIII nel '600), anche se c'è da considerare che sono documentati molti pellegrinaggi di abitanti di queste zone verso Roma, specialmente in occasione dei giubilei, non solo nella capitale, ma in molti santuari italiani, durante in quali possono essere venuti a conoscenza del culto di Sant'Amico da Rambona.

 5 Giugno 2016.

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